SULMONA– La Pace la persegue solo il barista che disegna, al mattino, immagini piacevoli sulla schiuma di un cappuccino ?
L’artista di strada che suona il suo sassofono e dona un cenno di capo ai passant,i che si chinano sul suo cappello, facendo tintinnare una moneta è stolto? Da un post, da un tweet, da un tg, avrà pur inteso che nel mondo imperversano le guerre, eppure insiste e scommette sulla musica.
Finché le tele non divorziano da un cavalletto, finché passano del tempo insieme ad una vecchia tavolozza, finché si fanno corteggiare da differenti setole e attendono che, lo scapigliato artista, esprima la sua vena è veramente vero che non vi è una via differente?
Se il netturbino si fidasse del potere delle bombe, che ragione avrebbe di donarci un paese pulito ed ordinato ogni santo mattino?
I Promessi Sposi, le antologie sulle scrivanie dei nostri figli, non hanno più senso, se lasciamo che un cannone imprima gli animi più della letteratura o sia più impressionante del Promontorio Dannunziano?
Il fotografo che si apposta per regalarci i colori del primo tulipano, la corsa di uno stambecco o l’immagine della staccionata su cui ci poggeremo per scorgere il lago è un folle?
Gli ambulanti nelle piazze, i gondolieri che remano verso Piazza San Marco, il Maschio Angioino che ospita mostre, la Valle dei Templi piena di studenti, le spiagge del Cilento che si colorano di ombrelloni, i tavoli apparecchiati nei ristoranti, le guide dei parchi Naturalistici che stilano programmi, non hanno capito nulla? Vivono fuori dal Mondo o sono tutti gli altri che stanno errando?
Se smettessimo di andare a teatro, di plaudire ad un traguardo, di costruire mobili, di fare la maglia, di passeggiare, di pregare, di cuocere torte, di curarci, di piangere, di coltivare, di studiare, di ridere a crepapelle, di telefonarci, di salare la minestra… allora sì che non ci resterebbe che l’armarci!
Ma tal non è, e allora a cosa servono le bombe, i missili, i droni e le mitragliatrici? Servono a portarci lontano da casa, a vivere come topi nei fondaci, a chiedere più elemosina di quella che, già, chiediamo. Servono ad abbandonare salme sotto la pioggia, a fermare altalene, a non essere migliori.
Togliamo il diritto di parola alla guerra, non le è stato mai sancito e mai riconosciuto.
Fin quando capi di stato e funzionari politici relegheranno la Pace in un deserto e la guerra in una riserva naturalistica, è chiaro che la prima perirà per disidratazione e abbandono e la seconda prospererà perché protetta, preservata e nutrita.
Il fuoco si spegne se non viene attizzato, le industrie di armi falliranno se non ricevono commesse.
Le guerre vanno ammonite ed espulse, non allenate!
Cesira Donatelli