Sulmona, 11 giugno– A poco più di un mese di distanza (11 maggio) la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha convocato un’altra riunione al fine di autorizzare il metanodotto Sulmona – Foligno. La riunione è fissata, in modalità videoconferenza, per mercoledì 15 giugno alle ore 11. Sono chiamati a partecipare tutti gli Enti pubblici coinvolti , oltre 50, tra Ministeri, Regioni, Province e Comuni. Lo annunciano stamani i Comitati Cittadini per l’Ambente e Coordinamento No Hub del Gas
Il governo, dunque, ci riprova violando i principi dello Stato democratico e le regole della buona amministrazione. Va rimarcato , si legge ancora nel documento, il modo arrogante e prevaricatorio, spiegano gli ambientalsiti, con cui si continua a scardinare il procedimento autorizzatorio. Infatti, come per la precedente convocazione (poi derubricata a “riunione interlocutoria”) manca un elemento fondamentale: lo studio sismico di dettaglio dell’intero tracciato di quasi 168 chilometri che il Ministero dello Sviluppo Economico ha commissionato all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. L’impegno per tale studio, propedeutico alla convocazione stessa della riunione e ad ogni altra decisione in merito, è stato ribadito per iscritto sia dal Direttore Generale del MISE Gilberto Dialuce che dal Presidente dell’INGV Carlo Doglioni. Inoltre, nel verbale della prima riunione tenutasi il 4 aprile 2018 è scritto chiaramente che la Presidenza del Consiglio “provvederà a convocare la seconda prevista riunione di coordinamento” una volta acquisita “ la richiesta documentazione”, ovvero lo studio dell’INGV. Alla luce di questo grave vulnus procedurale, bene ha fatto il Comune di Sulmona a richiedere il rinvio della riunione, evidenziando che la convocazione del 15 giugno risulta priva di validità e che la seconda riunione, avente valenza ufficiale, potrà essere effettuata solo dopo aver portato a compimento il previsto studio sulla sismicità dell’intero tracciato Sulmona-Foligno. Quello che si attende dall’INGV è un documento molto importante perché dovrà sottoporre a verifica la validità delle valutazioni in merito al rischio sismico fatte dalla Snam. Vogliamo solo ricordare che l’INGV ha già prodotto un corposo studio (oltre 150 pagine) sul sito della centrale di Case Pente che ha smentito su tutta la linea le relazioni sismiche prodotte dalla Snam.
Della riunione “interlocutoria” dell’ 11 maggio, non è stato ancora inviato ai Comuni il relativo verbale (altra inadempienza non certo trascurabile ai fini della legalità e della correttezza): non solo, ma in tale circostanza sono state fatte affermazioni palesemente false. All’osservazione che non è credibile considerare “strategica” un’opera come il metanodotto Linea Adriatica che, secondo le previsioni Snam, dovrebbe entrare in funzione addirittura nel 2034, è stato risposto che “con la guerra in Ucraina è cambiato tutto”. E invece non è cambiato nulla perché, come ha reso noto il Ministro Cingolani, l’Italia “ha già trovato 25 miliardi di metri cubi di gas, il che vuol dire che sostanzialmente abbiamo portato in pari il nostro fabbisogno (dalla Russia importiamo 29 miliardi di metri cubi ogni anno)”. Il resto, secondo Cingolani, arriverà da un piano di risparmio energetico. Tutto il quantitativo di gas reperito da altri fornitori, potrà essere tranquillamente trasportato dalla rete nazionale così come è avvenuto sino ad ora senza nessun cambiamento di sorta. In realtà il nostro Paese sta andando ben oltre la sostituzione del gas russo perché, dopo il previsto acquisto di due navi rigassificatrici da parte della Snam, da collocare una a Piombino e l’altra a Ravenna, è in programma un nuovo gasdotto dalla Spagna all’Italia e si vuole riesumare perfino il vecchio progetto del gasdotto Poseidon dalla Grecia!
Siamo di fronte, insomma, ad una vera e propria bulimia da gas che è in totale antitesi con lo scenario energetico dei prossimi anni. L’amministratore delegato dell’Enel, Francesco Starace, pochi giorni fa ha affermato che investire nelle rinnovabili “è economicamente più conveniente” e che “in 4 anni l’Italia può dimezzare il fabbisogno di metano”, con indiscutibile beneficio per la nostra bilancia dei pagamenti. E l’associazione Elettricità Futura della Confindustria da mesi sta chiedendo al governo di sbloccare 60 gigawatt di rinnovabili, il che consentirebbe di investire 85 miliardi di euro di risorse private con la creazione di 80.000 nuovi posti di lavoro. Ciò equivarrebbe a risparmiare ben 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Il governo, invece di sviluppare le fonti rinnovabili, contro ogni evidenza economica e climatica continua ad incrementare la realizzazione di impianti totalmente inutili, come la centrale e il metanodotto Linea Adriatica, calpestando i diritti fondamentali delle popolazioni dell’Appennino alle quali viene imposta un’opera altamente impattante al solo scopo di favorire gli interessi della Snam e delle altre multinazionali del settore fossile.