Sulmona, 22 giugno –Chi è Pietro di Angelerio? E’ certo che sia nato in Molise da umili genitori? Perché si sa ben poco della sua infanzia, del paese natio, del convento che l’ospitò, dell’abito indossato e degli studi giovanili? La scelta eremitica sulla Maiella e sul Morrone è stata casuale? Perché è stato incoronato all’Aquila? La bolla della Perdonanza è autentica? E’ davvero Celestino V l’autore del «gran rifiuto»? Perché quell’inquietante buco nel cranio? Come mai è sepolto a Collemaggio? L’insegna papale caratterizzata dal leone può dirsi “sua”?
A questi e altri interrogativi tenta di rispondere il saggio Celestino V. Al secolo Pietro di Angelerio. Storia e altre storie del papa Santo di Sulmona, scritto da Fabio Valerio Maiorano, che sarà presentato da Giulio Mastrogiuseppe Presidente dell’Associazione Celestiniana, venerdì 24 giugno 2022, alle 17,30, nel cortile del Palazzo dell’Annunziata.
Progetto editoriale dell’Accademia degli Agghiacciati e dell’associazione PON Alumni, con il sostegno finanziario della Fondazione Carispaq, il saggio si basa su documenti d’archivio e su attendibili fonti bibliografiche che tracciano una biografia “innovativa” di Celestino V, mettono in discussione alcune vicende della sua vita e aprono interessanti orizzonti di riflessione sulla sua parentesi umana, sul periodo in cui visse e sugli eventi che ne hanno condizionato le scelte: fatti esaminati con rigore scientifico, letti e interpretati nel rispetto delle fonti e collocati nel loro doveroso contesto storico.
Dei tanti segreti che ne costellano la vita, un dato è però inconfutabile: quale che sia il paese natale, Pietro di Angelerio è “cittadino di Sulmona”; ed è sulmonese perché in questi territori è vissuto per oltre cinquant’anni, per sua libera scelta; su queste montagne ha sublimato la sua esperienza ascetica, qui ha pregato e si è dedicato al Signore, qui ha fondato la sua congregazione monastica, qui ha innalzato chiese, eremi e conventi, qui ha operato la gran parte dei miracoli; qui, tra le rocce del Morrone, aveva deciso di chiudere i suoi giorni, qui gli è stata comunicata l’elezione sul trono papale, qui ha voluto tornare – vestito del solo saio – dopo la rinuncia alla tiara; ed è qui che Pietro di Angelerio si è sentito “cittadino” della comunità sulmonese che l’ha accolto e protetto, che gli ha donato la terra per erigere la sua prima chiesa ai piedi del monte Morrone.