Continua il dibattito attorno al progetto di legge regionale sulla modifica allo stemma della Regione Abruzzo che dovrebbe approdare all’esame dell’Aula già nella prossima seduta dell’Assemblea
Sulmona, 23 giugno- Ho già espresso il deciso e motivato dissenso alla proposta dei gruppi di maggioranza del Consiglio Regionale di “manomettere” lo stemma dell’Abruzzo inserendovi l’immagine del Guerriero di Capestrano, sia perché i simboli sono tali se rimangono immutati nel tempo e nella loro originaria integrità, sia perché questa decisione non rispetta le norme di legge sull’araldica pubblica, disciplina di esclusiva competenza dello Stato esplicata dall’Ufficio onorificenze e Araldica presso la Presidenza del Consiglio del Ministri.
Ai consiglieri regionali rinnovo l’invito – pressante e accorato – a soprassedere a quest’insensato progetto, sia per acquisire i prescritti pareri di legge da parte del competente ufficio statale, sia per aprire un tavolo di discussione che possa coinvolgere studiosi, storici, accademici, araldisti e chiunque possa dare un fattivo contributo nel merito, considerando massimamente che lo stemma regionale è il simbolo primario di tutti gli abruzzesi.
Al riguardo, se proprio non si può fare a meno (sic) di “contaminare” uno stemma che vanta già una quarantina di anni (dunque da annoverare tra gli stemmi “storici” che per legge non si possono modificare), mi permetto di osservare che l’unica immagine che può riassumere compiutamente l’unione autentica di tutti gli abruzzesi è l’Italia che campeggia sulla moneta coniata alla fine del I secolo a. C. dalla Lega Italica, alla quale aderirono – condividendone i principi di autodeterminazione, di solidarietà e di reciprocità – le popolazioni dell’intero territorio dell’Abruzzo: Marsi, Peligni, Vestini, Marrucini, Frentani, Pretuzi, Piceni. Senza dimenticare che il termine Italia, inciso sulle monete e “incarnato” dal profilo di una giovane donna, ha assunto in quel contesto un esplicito valore politico e sociale, un significato che andava ben oltre la mera connotazione geografica, un “valore” del quale tutti gli abruzzesi dovrebbero essere fieri e orgogliosi.
A scanso di equivoci, in ogni caso, ribadisco l’assoluta contrarietà ad ogni forma di “manomissione” dello stemma in uso e, contestualmente, offro la mia collaborazione – a titolo del tutto gratuito – ad emendare gli errori e gli abusi che mostrano lo stemma, il gonfalone e la bandiera della Regione Abruzzo, la stessa disinteressata consulenza prospettata a fine febbraio, per iscritto, alla segreteria dell’Assessore Quaresimale per quanto concerne gli stemmi dei Comuni da porre sulle nuove divise in dotazione agli agenti di Polizia Locale. Risposte? Finora silenzio assoluto.
Fabio Valerio Maiorano
Deputato di Storia Patria dell’Abruzzo