Home Cultura “ A cercare parole”,il fascino della poesia di Vittorio Monaco

“ A cercare parole”,il fascino della poesia di Vittorio Monaco

Scritto da redazione

E’ tornato dopo la lunga pausa  dovuta alla pandemia un appuntamento particolarmente atteso nel piccolo centro peligno che richiama l’attenzione e la partecipazione di tanti appassionati  del mondo della poesia  dialettale e in italiano ma anche di tanti amici ed estimatori  giunti anche dal territorio del compianto professore

 

Pettorano, una fase della serata durante il recital di poesie

Pettorano sul Gizio,29 dicembre– Un recital di poesie, in italiano e in dialetto, di Vittorio Monaco, attraverso le voci di Stefano D’Amico ed Annalucia Cardinali e l’accompagnamento musicale del sax di Massimiliano Pelino. Una lunga serata che si è svolta a Pettorano sul Gizio( Castello Cantelmo) aperta dal saluto del sindaco di Pettorano, Antonio Carrara, e presentata da Filomena Monaco.

Dopo una pausa lunga, dovuta all’emergenza Covid, torna l’appuntamento fisso di “A cercare parole”, per rievocare la figura, la personalità, il mondo poetico di Vittorio Monaco, attraverso una piccola, ma pregevole plaquette di testi selezionati e scelti dai membri del Direttivo del Centro Studi e Ricerche Vittorio Monaco.

Un viaggio emotivo e memoriale attraverso i temi ed i motivi ricorrenti nella produzione del poeta abruzzese: solitudine, nostalgìa, fine e disfacimento di un mondo, quello del paese e dell’infanzia, della giovinezza, delle tensioni ideologiche forti e motivanti, senza mai perdersi del tutto, tenendo acceso e vivo il fuoco dell’ amore, la tensione verso un altrove, il “sogno di una cosa”, la parola che salva, ostinatamente cercata.

Ed eccoti, alla fine,

a cercare parole,

sole nelle ore sole

(già quasi oltre il confine

degli anni da cui guardi, o guardavi, al futuro), per un parlare puro

di artifici e riguardi.

Eccoti ancora a dire

(ma più fioco, più stanco – radi i capelli e bianchi) parole, sul finire:

a mantenere vivo

ancora un po’ per gioco, segretamente, il fuoco

di ciò che un giorno ardivi

chiamare amore – ed era (ma quanto tempo fa?) forse una cosa vera,

se non l’eternità.

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