Interessante il Convegno che si è svolto a Bugnara promosso dal Centro studi “Nino Ruscitti” e che ha visto una massiccia partecipazione di sindaci, amministratori locali, rappresentanti di forze sociali e culturali del territorio. Tutti animati da una grande voglia di contribuire, in qualche modo, a rilanciare questo territorio
Bugnara, 12 febbraio– Lo spopolamento dei piccoli centri rappresenta una delle tante piaghe della società moderna. Le aree interne perdono sempre più abitanti e diventano sempre più anziane con una percentuale di natalità quasi sotto lo zero. Se ne è discusso nella giornata di ieri a Bugnara insieme al prof. Aldo Ronci, al Vicesindaco di Bugnara Domenico Taglieri, al Presidente del Centro Studi e Ricerche “Nino Ruscitti” Matteo Servilio e al Segretario regionale della UIL Michele Lombardo.
Sorprendente l’affluenza registrata, sintomo di forte preoccupazione per il futuro ma anche di speranza e voglia di lottare per poter donare rispetto e dignità al territorio e ai giovani che non vorrebbero lasciare la propria terra per vivere.
“Il tema dello spopolamento si colloca all’interno della più grande area delle questioni delle aree interne, argomento su cui il nostro Centro Studi sta riponendo varie iniziative ed incontri per riflettere e trovare potenziali risposte a problemi che caratterizzano il nostro territorio” ha sostenuto il dott. Matteo Servilio dopo aver ringraziati i presenti per il contributo e la vicinanza dimostrati.
Non sono mancati i saluti da parte del vicesindaco Domenico Taglieri che ha continuato ricordando l’importanza di fare rete tra comuni, rivolgendosi anche ai vari amministratori locali in sala e non.
“Lo spopolamento non riguarda solo le piccole aree ma anche le realtà più grandi come Sulmona. Tutti soffrono di questo problema. Un problema che è legato anche ad altre criticità come, ad esempio, la mancanza di lavoro. Forse non siamo stati in grado in questi anni di dare un indirizzo preciso su dove vogliamo andare e cosa vogliamo fare. Oggi abbiamo molto da imparare e da riflettere insieme”. Ha concluso Taglieri.
Il professor Ronci ha illustrato al pubblico la sua nutrita ricerca che ha preso in esame non solo lo spopolamento della valle Peligna ma anche della valle del Sagittario, dell’Alto Sangro e della Valle Subequana. I rapporti presentati dal 2013 al 2020 hanno illustrato le differenze tra le aree, anche in rapporto all’intera regione Abruzzo e allo Stivale.
Non si è parlato solo di dati e di numeri ma anche delle possibili cause e conseguenze del caso; a partire dal forte calo di imprese riscontrato in 2/3 dei comuni abruzzesi. Una flessione che supera sette volte quella nazionale. A soffrirne di più sono proprio i comuni montani che sopportano il peso del 50% a differenza del 14% delle zone territorialmente meno aspre.
La sociologia insegna che oltre alla memoria collettiva vi è una memoria comunicativa, anche più volgarmente definita memoria generazionale. Un campo semantico ben radicato che incarna l’identità di un popolo. Oggi le nostre aree interne stanno perdendo le forze e le radici si stanno auto estirpando con dolorose conseguenze nel futuro prossimo. Il nostro territorio potrebbe perdere inesorabilmente una intera generazione lasciando una lacuna fluttuante destinata a diventare una voragine.
“Il tema del lavoro non viene più nominato o magari messo al secondo posto ma da questo deriva il più simile ragionamento sul tema dello spopolamento. Il dott. Ronci ha evidenziato delle fasce d’età non più presenti nelle nostre aree che vanno dai 25 ai 32 anni. Un’età produttiva, da lavoro. Se il lavoro non c’è i giovani vanno via. Dobbiamo fortemente recuperare e risolvere questa problematica altrimenti la forbice tra l’Abruzzo costiero e quello interno si allargherà sempre più. Se non rientriamo all’interno delle grandi linee di comunicazione, siamo fuori dai grandi meccanismi economici e sociali. Dobbiamo portare avanti questa battaglia perché su questo argomento siamo stati lasciati soli. Dobbiamo invertire la rotta e portare qui interessi economici. Le aziende sono fondamentali per il nostro territorio e non possiamo continuare a perdere fabbriche. È importante creare le condizioni affinché, partendo dal basso, si possa risalire, tornando ad essere economicamente attrattivi” ha affermato il Dott. Michele Lombardo con una riflessione estremamente concreta evidenziando il vero germe scatenante la fuga di giovani dal territorio montano. Un intervento a sostegno dei ragazzi costretti ad andare via e il più delle volte additati come lamentosi o viziati.
Questi incontri sono necessari perché i giovani non possono e non devono lottare per poter restare nella loro terra. Il Centro Studi e Ricerche “Nino Ruscitti” continuerà a studiare e a camminare concretamente insieme alle generazioni future con la speranza di una società migliore.
Chiara Del Signore