L’ultimo report del prof. Aldo Ronci analizza Il complesso delle imprese che subisce una flessione di 1.503 unità e, in termini percentuali, decresce dell’1,16%, valore pari a tre volte la decrescita nazionale che è stata dello 0,41%. A livello provinciale le variazioni sono state disomogenee. L’unica a segnare un incremento è Pescara (+777), subisce la flessione più pesante Chieti (-1.435), registrano decrementi più lievi L’Aquila (-434) e Teramo (-411). I 2/3 dei comuni abruzzesi hanno subito un forte calo di imprese (superiore a 7 volte quello nazionale) Il 50% (153) sono montani. Il 14% (42) sono non montani. Le variazioni più significative riguardano le imprese per attività economiche in Abruzzo: le costruzioni che decrescono con una densità doppia; le attività di alloggio e ristorazione che crescono appena la metà
Sulmona, 14 febbraio La perdita di 1.503 imprese in Abruzzo tra il 31.12.13 e il 31.12.21, che in valori percentuali è stata pari a tre volte quella italiana, è da ascrivere in larga misura al settore dell’artigianato ed è determinata soprattutto dall’andamento di due attività economiche: le costruzioni che, in valori percentuali, flettono in misura doppia rispetto al valore medio nazionale; le attività di alloggio e ristorazione che, in valori percentuali, crescono la metà di del valore medio italiano. E’ quanto emerge dall’ultimo report presentato dal prof. Aldo Ronci. La flessione sarebbe stata comunque molto più pesante, spiega l’economista, se la Città di Pescara non fosse riuscita a realizzare un ottimo risultato (786 imprese in più e una iperbolica crescita percentuale del 6,32%) in controtendenza rispetto alla decrescita nazionale grazie: agli alti incrementi percentuali realizzati nelle attività di alloggio e ristorazione, nelle attività immobiliari e nei servizi alle imprese; all’incremento nel commercio che, anche se modesto, è comunque in controtendenza rispetto al consistente decremento nazionale. Nel report si evidenzia che il fenomeno del forte calo delle imprese caratterizza non solo 153 comuni montani ma anche 42 comuni non montani che sono ubicati nella fascia costiera. I dati numerici al riguardo denunciano un fenomeno nuovo che, quindi, va approfondito, soprattutto se si tiene conto del fatto che tale calo procede in parallelo con lo spopolamento che ha anch’esso interessato, nello stesso periodo, i comuni non montani siti nella fascia costiera.
Alla luce dei dati esposti e delle considerazioni emerse, se si vogliono evitare provvedimenti occasionali legati alla funesta logica particolaristica praticata da decenni senza risultati apprezzabili, come d’altronde già ripetuto più volte, non resta che adottare una metodologia programmatoria che elabori un progetto, un progetto che attivi uno sviluppo Regionale armonico e che faccia sì che tutti gli interventi e le risorse siano coerenti con quel progetto. Alla luce di questi dati probabilmente la tradizionale distinzione dell’Abruzzo tra zona interna e zona costiera non regge più in quanto ad una Pescara sempre più attrattiva per le attività economiche fa riscontro il decremento delle attività nei comuni costieri limitrofi e il forte calo dei 31 comuni non montani.
Allo stato si ha l’opportunità da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare un percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio Abruzzese mediante la creazione delle Aree Funzionali Urbane. Il sistema delle imprese abruzzesi ha bisogno di riprendere vitalità e ciò può avvenire soltanto se agli interventi sulle infrastrutture, agli incentivi per la concessione del credito, all’abbassamento delle imposte, alla semplificazione amministrativa, che sono misure tutte necessarie e importanti ma non sufficienti ad innescare processi di sviluppo, si aggiunge il miglioramento della competitività delle imprese, in particolare delle micro-imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. Per incrementare la competitività la Regione Abruzzo dovrà porre in essere specifiche iniziative e creare servizi capaci di incentivare e attivare innovazioni.