Sulmona, 25 novembre– Il libro ripercorre gli ultimi sedici anni che hanno fatto del polo industriale abruzzese un caso mediatico internazionale. Bussi Officine, l’epicentro del sogno del progresso, della chimica salvifica e foriera di benessere e ricchezza, diventa nota a tutti come la “discarica più grande d’Europa” in una forsennata corsa alla ricerca del titolo più sensazionale. Ma purtroppo non si tratta solo di clamore giornalistico. L’inquinamento ambientale è reale e, soprattutto, ci sono tanti, troppi casi di tumori e altre patologie che da decenni serpeggiano tra la popolazione.
Le verità taciute per anni diventano un fiume che scorre tra le redazioni dei giornali e degli studi televisivi di tutta l’Italia, fino a disperdersi nelle stanze della burocrazia e delle aule dei tribunali, in un grottesco gioco dell’oca in cui si deve ripartire da una casella d’inizio spostata sempre più indietro nel tempo.
Floriana Bucci ha scritto una cronaca, asciutta, scevra da ogni sensazionalismo, ha fissato un punto fermo e ha raccontato i fatti, mettendo da parte l’inevitabile coinvolgimento emotivo di chi, come lei, ogni giorno incontra gli sguardi di coloro che hanno passato la vita nella fabbrica e portano il ricordo di chi non c’è più.
Floriana Bucci, insegnante di lettere, è nata e vive a Bussi in provincia di Pescara. Fin dal 1984, collabora come cronista per «Il Messaggero – Abruzzo».