Dopo i temi sollevati dai Comitati cittadini per l’ambiente” e dal “Coordinamento No Hub del gas” sui lavori relativi alla realizzazione del progetto Linea Adriatica
Sulmona, 1 dicembre – La realizzazione della Linea Adriatica – dorsale alternativa e aggiuntiva a quella attualmente esistente – si inserisce, spiega la Snam, fra i progetti contemplati dal RepowerEU per consolidare l’equilibrio energetico del Paese e dell’Europa in seguito alla crisi energetica e, segnatamente, al suo acuirsi in conseguenza del conflitto russo-ucraino. Se fino allo scoppio del conflitto i principali flussi di gas in arrivo nel nostro Paese provenivano proprio dalla Russia (con volumi corrispondenti a circa il 40% del fabbisogno italiano), dopo la crisi russo-ucraina l’Italia ha sostanzialmente capovolto il suo baricentro delle forniture di gas, con la fonte russa via via ridotta e approvvigionamenti incrementali in arrivo da Sud (Nord Africa, TAP ecc.) e dai rigassificatori di Piombino, già operativo, e Ravenna, che entrerà in attività all’inizio del 2025.
In particolare, i tre gasdotti che ci raggiungono da sud entrando a Melendugno, Gela e Mazara del Vallo, da gennaio a ottobre 2023, hanno fornito insieme il 52% degli approvvigionamenti (vs 45% nel 2022, 37% nel 2021 e 20% nel 2020),volumi a cui occorre garantire – per l’appunto – adeguata capacità di trasporto. Di qui la necessità di un intervento infrastrutturale che aumenti la capacità di trasporto del gas lungo questa direttrice, in considerazione del fatto che i principali centri di consumo e i principali poli produttivi del Paese si trovano al Nord e devono pertanto essere approvvigionati in maniera continua ed efficiente. La linea adriatica, in particolare, consentirà un incremento della capacità di trasporto pari a 10 miliardi metri cubi aggiuntivi all’anno.
Va inoltre segnalato che, per quanto i consumi nazionali di gas – su base annua – possano talora evidenziare delle diminuzioni, il sistema deve conservare e anzi consolidare la propria elasticità di fondo, in modo tale da poter fronteggiare i picchi anche giornalieri della domanda, che in momenti particolari dell’anno possono sempre presentarsi e che occorre poter gestire attraverso infrastrutture capaci di garantire la piena e continua efficienza del servizio. Su base giornaliera, in particolare, la linea adriatica consentirà di passare dagli attuali 126 milioni di m3/g ai 131 milioni di m3/g consentiti dalla finalizzazione della Fase 1, per finire con i 150 milioni di m3/g che potremo trasportare quando sarà completata anche la fase 2.
I comitati fanno inoltre riferimento a un’intervista pubblicata dal quotidiano La Repubblica nella quale il direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Fatih Birol avrebbe ammonito l’Italia dal costruire nuovi gasdotti. Birol, in realtà, si è augurato che gli asset del gas siano pensati e realizzati per il trasporto anche di molecole verdi, in modo tale da abilitare la transizione. Questo è esattamente quello che ha fatto, sta facendo e farà Snam, costantemente al lavoro su asset a prova di futuro che possano veicolare oggi metano e biometano e, domani, idrogeno. In questo senso, anzi, il Gruppo gestisce già oggi una rete che al 70% della sua lunghezza è compatibile con il trasporto dell’idrogeno. L’intera Linea Adriatica, da questo punto di vista, è stata pensata e progettata e sarà realizzata anche per questo scopo.
Gli stessi rigassificatori, contribuendo alla stabilità del sistema del gas e al contenimento complessivo della volatilità del suo mercato, non rappresentano affatto una minaccia per l’ambiente e, semmai, svolgono una funzione essenziale per frenare il crescente ricorso al carbone, un vettore fossile che ha emissioni doppie rispetto al gas naturale e di cui nel 2022, a livello mondiale, si è registrato un consumo record pari a 8,3 miliardi di tonnellate.
Infine, con riferimento al cantiere Snam di Case Pente, relativo alla realizzazione della Centrale di compressione di Sulmona, Snam fa presente che sta operando come da autorizzazioni ministeriali ricevute.