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L’Aquila, giornata mondiale della poesia: i Landai e la libertà delle donne

Scritto da redazione

Sulmona, 20 marzo– Il 21 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO nel 1999 al fine di riconoscere all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo interculturale, della comunicazione e della pace.

L’Aquila, dichiarata il 21 marzo 2012 “città centrale della poesia” dal Presidente italiano dell’UNESCO, presente alla iniziativa Lapoesiamanifesta, quest’anno le Associazioni Donne TerreMutate e Donatella Tellini/Biblioteca delle donne, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila, hanno voluto illuminare e far conoscere un genere poetico, quello dei Landai, che affonda le sue radici nella cultura millenaria del popolo afghano. In particolare, questi versi brevi sono stati utilizzati da sempre dalle donne afghane, che ora cercano di diffonderli, rischiando la vita nel momento in cui vengono intercettate, per denunciare la condizione di oppressione e di violenza che subiscono. La poesia, in questo caso, diviene strumento di lotta e di liberazione.

Una intera giornata verrà dedicata all’analisi di questa realtà poetica, quasi sconosciuta.

PROGRAMMA:

  • Seminario sul tema, presso l’aula 1A del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila, dalle ore 9 alle ore 13, con relazioni delle poete Anna Maria Giancarli e Silvia Favaretto e delle docenti universitarie Doriana Legge Maria Giovanna Fusco;
  • Laboratorio di scrittura poetica: “come si compone un Landai”, a cura di Silvia Favaretto, presso la Biblioteca della Casa delle donne in via Angelo Colagrande 2/A, dalle ore 15,30 alle 17,30;
  • Irruzioni poetiche in città: letture dei Landai; appuntamento a Piazza Regina Margherita a partire dalle ore 18, a cura di Donne TerreMutate, Biblioteca delle donne, Anna Maria Giancarli e Silvia Favaretto.

Breve nota sui Landai:

I Landai (Landays in inglese) sono una forma di poesia breve, popolare e antica, nata in Afghanistan. Le donne pashtun li utilizzavano per cantare momenti ludici, quando andavano al fiume per prendere l’acqua e fare il bucato, momenti di languore quando si invocava l’amore e la libertà per seguire l’amato, ma anche per denunciare violenze e soprusi.In lingua pashtun, Landai significa “piccolo serpente velenoso”. Sono formati da un distico: nove sillabe il primo verso, tredici il secondo. Ma non vi è rigidità nel comporli. Micidiali, come il morso di un serpente velenoso infatti, sono i Landai; diretti, sboccati, arrabbiati. Vanno dritti al cuore della questione che affrontano. Rigorosamente anonimi, appartengono alle donne. Donne afghane sottoposte a violenza, un fatto di inciviltà insopportabile, frutto della volontà cieca dell’uomo che vuole sopprimere la voce delle donne e la loro partecipazione alla vita attiva e alle decisioni comuni. La prepotenza e i maltrattamenti, la chiusura alla cultura e a ogni forma di studio non hanno, però, interrotto la lotta, soprattutto delle ragazze, che continua grazie all’Associazione Mirman Baheer (Kabul) e che ha come obiettivo quello di raccogliere i Landai delle donne afghane.

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