“Abbiamo compiuto una azione di obbedienza civile, hanno spiegato, per denunciare le illegalità in atto. Chi di dovere agisca.”
Sulmona, 28 aprile- Oggi attivisti per il clima, contro le fonti fossili e per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili sono entrati all’interno del cantiere di Case Pente a Sulmona, dove la Snam intende costruire la sua centrale di compressione a servizio del metanodotto Linea Adriatica: una grande opera inutile e dannosa che dovrebbe attraversare i territori più altamente sismici dell’Appennino. Gli attivisti recavano bandiere e cartelli con su scritto: “Il cantiere Snam è illegale”. ,“Fuori la Snam dal nostro territorio”, “Metano killer del clima”, “Non lasceremo cancellare la storia degli antichi Peligni”, “Spendere 2 miliardi e 500 milioni per un’opera inutile e dannosa è un crimine economico”, “No ai combustibili fossili, salviamo il Pianeta”.
Gli attivisti, di Sulmona e di altre località dell’Abruzzo, si legge in documento a firma No Hub del Gas Abruzzo Coordinamento No Snam Abruzzo sono rimasti all’interno del cantiere per circa mezz’ora, scandendo slogan e spiegando le ragioni dell’iniziativa alla stampa presente sul luogo. La vigilanza interna del cantiere e la polizia sono sopraggiunte poco dopo senza intervenire. Gli uomini della vigilanza si sono limitati a d osservare da lontano e la polizia non è entrata nel cantiere, limitandosi a prendere le generalità degli attivisti, una volta usciti.
Al termine dell’azione gli ambientalisti hanno diffuso il seguente comunicato:
La nostra è stata un’azione di “obbedienza” civile nonviolenta, compiuta per denunciare pubblicamente l’illegalità e la violenza che la Snam sta perpetrando ai danni del territorio.
Il cantiere aperto dalla Snam a Case Pente è abusivo perché l’autorizzazione a costruire è decaduta il 7 marzo 2023. I lavori potevano essere avviati solo a condizione che fossero adempiute le prescrizioni “ante operam”. Ma ciò non è avvenuto. La Snam ha violato apertamente il Decreto VIA del 2011, senza che nessuna autorità sia intervenuta.
La costruzione della centrale rappresenta un oltraggio alla nostra storia. Non consentiremo che circa 100 tombe risalenti all’epoca italica e romana, testimonianze dell’antico popolo dei Peligni, scompaiano per sempre sotto tonnellate di cemento per i profitti della Snam. Chiediamo che venga apposto il vincolo archeologico all’area di Case Pente.
Le sostanze nocive emesse dalla centrale peggioreranno la qualità dell’aria e quindi la salute dei cittadini. La conca peligna è una valle chiusa, con scarsa ventilazione e soggetta al fenomeno dell’inversione termica. Le sostanze inquinanti della centrale ristagneranno nell’aria e ricadranno al suolo entrando nella catena alimentare.
La costruzione della centrale e del gasdotto Linea Adriatica Snam rappresenta un crimine economico perché il costo dell’opera (due miliardi e 500 milioni di euro) sarà pagato in gran parte dai cittadini italiani, e i soldi del Pnrr potrebbero invece essere spesi per una vera transizione ecologica finanziando impianti alimentati da energia rinnovabile.
E’ anche un crimine contro il clima perché i nuovi inutili impianti fossili accentueranno il cambiamento climatico, con conseguenti enormi rischi per le popolazioni e gravissimi danni alle attività economiche, agricoltura in primo luogo. Il metano, infatti, è un gas climalterante oltre 80 volte più potente della CO2 nei primi 20 anni di permanenza nell’atmosfera.
E’, inoltre, un crimine ambientale perché la realizzazione della centrale e del metanodotto sconvolgerà le aree dell’Appennino, con danni irreversibili alla biodiversità: per l’interramento del gasdotto verranno abbattuti milioni di alberi, e l’area della centrale è un corridoio faunistico dell’Orso bruno marsicano, tutelato dall’ Europa in quanto specie ad altissimo rischio di estinzione.