Speculazioni, calo di produzione e crisi geopolitiche incidono sul costo della materia prima
Sulmona,8 maggio-Il comparto del caffè è sotto pressione, oramai da tempo, a causa di una rara congiuntura negativa che ha fatto impennare i costi del caffè a livelli mai raggiunti negli ultimi decenni.
“Malgrado tutto, non abbiamo assistito a importanti aumenti di prezzi per il consumatore finale, come si temeva da più parti. Diciamo solo un inevitabile e giustificato aggiustamento”, precisa Ilaria Saquella, che parla nelle vesti di vicepresidente del Comitato italiano del caffè, l’associazione delle imprese di categoria che fa parte dell’Unione italiana food. “I fattori negativi sono diversi: dalla speculazione alla scarsa disponibilità delle scorte sulle Borse mondiali, dal calo di produzione nei paesi d’origine fino ad arrivare alla crisi geopolitica e all’instabilità dei differenziali, cioè i prezzi aggiuntivi che si pagano all’acquisto sul caffè fisico”.
Ilaria Saquella è direttore commerciale e marketing della storica azienda di famiglia, la Saquella 1856, e, da settembre 2023, nel Comitato Italiano caffè affianca il presidente Giuseppe Lavazza insieme ad altri due vice presidenti, che sono Mario Bruscino (Caffè Borbone) e Paolo Ongari (Nestlè Italia).
“Il caffè è la seconda commodity al mondo per giro d’affari dopo il petrolio, quindi è una materia prima che si scambia sul mercato di Borsa ed è soggetta a significative oscillazioni del prezzo per effetto della speculazione, come sta avvenendo in questo periodo”, aggiunge Ilaria Saquella. “Inoltre, il suo consumo avviene in paesi diversi da quelli di coltivazione e, di conseguenza, la logistica marittima è impattante.
Le tensioni degli ultimi tempi hanno forzatamente ridotto il transito delle navi dal Canale di Suez: da lì sono scaturiti un aumento dei costi e una dilatazione dei tempi di consegna del caffè alle aziende. Diverse torrefazioni hanno dovuto interrompere per alcuni giorni la produzione per mancanza di materia prima”. Hanno aggiunto negatività e stress anche l’impatto climatico, il calo di produzione, principalmente in Brasile e Vietnam, che sono i maggiori paesi produttori, l’inflazione e il cambio dollaro-euro.
“E’ una situazione molto complessa. Registriamo, oramai da tre anni, un aumento di prezzi del caffè crudo, con quotazioni dell’Arabica salite dal 2021 del 75%, e della Robusta, salita del 200% dal valore medio storico. Il mercato non riesce a calmierarsi. Si pensava che il 2024 avrebbe portato stabilità, invece il settore resta travolto da una tempesta perfetta. Purtroppo, sulla nostra categoria si è scaricata una massa impressionante di costi non previsti.” argomenta Ilaria Saquella, che conclude lanciando un messaggio rassicurante agli amanti del caffè: “Sugli scaffali, come nei bar italiani, non ci saranno aumenti sconsiderati di prezzi. A Londra, una tazzina di caffè, in alcuni locali, è arrivata a costare cinque sterline, all’incirca sei euro: da noi non accadrà nulla del genere. Bisognerà considerare comunque un adeguamento al rialzo. Il caffè è e continuerà ad essere nella cultura di tutti noi italiani e nessuno dovrà privarsene”.