Sulmona, 17 giugno – A una settimana dalla sconfitta elettorale, Giuseppe Conte sostiene in una intervista al “Fatto Quotidiano” che a contare sono sempre e innanzitutto identità e prospettive: “Noi 5Stelle non saremo mai un partito tradizionale, uno di quelli che costruisce apparati di potere e fa di tutto per continuare a gestirli. Se perdessimo la nostra forza innovatrice, sarebbe meglio estinguerci, anzi biodegradarci, come dissero a suo tempo i suoi fondatori. Ma ad oggi non vedo affatto questo rischio”. Subito dopo le Europee l’ex premier ha ventilato di “farsi da parte”, anche durante l’assemblea con i parlamentari del M5s: “E’ stato un atto di responsabilità per aprire una seria riflessione interna, non dando nulla per scontato, neppure la mia leadership. Ne è nata una discussione molto schietta, sia in assemblea con gli eletti che in Consiglio nazionale, con un forte approccio costruttivo. Ho avvertito la forza propulsiva di cui parlavo, non è nel nostro Dna vivacchiare”.
Resta, insomma: “Nessuno, tra tutti quelli intervenuti, ha posto il tema della mia leadership. Ma la mia guida è funzionale a un progetto, per cui torneremo a discutere di questo nella Costituente. Sarà l’occasione per riaffermare la nostra identità, e definire temi e obiettivi di medio e lungo periodo. Nel momento in cui non fossi più utile al progetto, mi farei da parte, sempre pronto a dare il mio contributo al M5s”. Molti parlamentari hanno elencato errori, dalle liste deboli all’eccessivo accentramento: “Mi assumo tutta la responsabilità del risultato, per non aver mobilitato i cittadini convincendoli dell’importanza di rinnovarci la fiducia. I cittadini hanno sempre ragione, ma non ha senso dire che abbiamo sbagliato temi che hanno radici profonde nei nostri principi e nei nostri valori, che per noi non sono derogabili. Abbiamo casomai sbagliato nel declinarli e comunicarli”.