di Alfonso D’Alfonso *
Sulmona,9 novembre- Il saluto a Padre Quirino di quella parte della comunità aquilana da sempre vicina ai suoi valori e alle sue opere è stato particolarmente toccante e partecipato, semplice come lui avrebbe sicuramente desiderato.
Padre Quirino è stato soprattutto un Uomo di Chiesa immerso nella complessità contemporanea, un uomo di grande cultura, sia teologica che letteraria, saggista e comunicatore che ha avuto la forza di farsi testimone del più scomodo e rivoluzionario degli eletti al soglio di Pietro: l’Eremita del Morrone, colui che ha osato avviare la più radicale riforma delle gerarchie cattoliche devastate dal lusso e dalla corruzione.
Padre Quirino è stato un protagonista della Chiesa che ho sempre voluto. La Chiesa che porta la parola di Dio dove c’è dolore, sofferenza e miseria, dove c’è tanto bisogno di opere concrete, in parole semplici la Chiesa di Papa Francesco e del Cardinale Zuppi. La Chiesa dove gli ultimi non sono un problema da gestire, ma persone che, oltre al cibo, alla salute e a un tetto sotto il quale dormire, hanno diritto alla loro dignità di esseri umani.
Essere un seguace di Celestino V è già di per sé una scelta politica forte e radicale che non ammette compromessi né titubanze, una scelta per cui il sì è sì e il no è no, e il resto appartiene al maligno.
Ma quanto grigio ho visto, quanta ipocrisia da parte di coloro che da un lato rendono omaggio a un vero costruttore di Pace – una persona che ha fatto dell’accoglienza ai migranti, sia politici che economici, una scelta dirimente – e ne rivendicano la comunanza dei valori, dall’altro ogni giorno impunemente si nutrono della cultura del riarmo e della costruzione dei muri!
Non si può ignorare il massacro di bambini, donne e malati sulle sponde del “mare nostrum”, non si possono alimentare conflitti devastanti o la costruzione di lager e poi definirsi estimatori di Padre Quirino.
A tutto c’è un limite!
Non si può essere tifosi di Trump ed estimatori del discepolo di Celestino, difendere la costruzione dei muri e voler demolire la dimora dei Celestiniani.
Mi ha commosso lo straziante dolore di Pierino che parla al “Fratello di tante avventure di carità e solidarietà”, dolore sopportato con grande dignità, di chi sa che deve continuare una missione che non può conoscere battute d’arresto in una società dove gli egoismi e le ingiustizie sociali e civili sono sempre più crudeli e violente.
È di straordinaria forza il suo messaggio di speranza quando si riferisce a colui che siede al cospetto del Signore e continuerà a guidare tutti coloro che hanno creduto nella sua opera.
Sia certo l’amico Pierino che adesso il sostegno al suo impegno e a tutto il movimento Celestiniano per un cammino di pace e solidarietà sarà ancora più forte e convinto perché, oltre ai numerosi seguaci, ci sarà chi veglia dal mondo dei giusti.
* Coordinatore regionale DEMOS