Sulmona, 29 novembre- Anche i comitati No Snam della Provincia dell’Aquila hanno partecipato, con striscioni e bandiere, alla manifestazione dei sindacati svoltasi stamattina nel capoluogo abruzzese.
Al termine della manifestazione una delegazione sindacale. guidata dal segretario provinciale della CGIL Francesco Marrelli e Sandro Colombi della UIL nazionale, è stata ricevuta dal Prefetto al quale sono state esposte le ragioni delle diverse vertenze nazionali e territoriali che hanno indotto i lavoratori a scendere in sciopero.
Tra le questioni affrontate nell’incontro anche quella riguardante il progetto Linea Adriatica della Snam che coinvolge il territorio provinciale per oltre cento chilometri. La vicenda Snam è emblematica di come le aree interne, già in notevole difficoltà sotto il profilo economico e sociale, anziché essere aiutate a risollevarsi, vengono ulteriormente penalizzate da scelte sbagliate e imposte dall’alto che peggioreranno le condizioni di vita dei cittadini.
I sindacati condividono e fanno propria la lotta che da molti anni i comitati stanno conducendo contro la realizzazione del metanodotto e della centrale, due infrastrutture che avranno un impatto pesantissimo sul nostro territorio senza peraltro apportare alcun beneficio né come investimenti produttivi né in termini occupazionali.
Nel corso della manifestazione è stato diffuso un documento, redatto dai comitati di Sulmona, Paganica e L’Aquila, nel quale si mettono in evidenza i danni che le due infrastrutture provocheranno alle economie locali. Per la loro realizzazione andranno persi, o subiranno forti limitazioni, centinaia di ettari di terreno agricolo o di uso civico con conseguente distruzione di oliveti, cave di tartufi, vigneti e frutteti nonché coltivazioni pregiate come zafferano e aglio rosso. Le proprietà, sia private che pubbliche, subiranno una svalutazione. Sarà proibito, inoltre, realizzare edifici o impianti di qualsiasi genere vicino al metanodotto.
Le aree boscate saranno devastate dal passaggio del metanodotto: è stato calcolato che per l’interramento del tubo (di 1 metro e 20 di diametro) dovranno essere abbattuti due milioni di alberi lungo l’intero tracciato di 430 chilometri da Sulmona a Minerbio. I danni all’ambiente in molti casi saranno irreversibili. Saranno coinvolti, direttamente o indirettamente, Parchi nazionali e molte aree della rete europea Natura 2000 in cui sono presenti anche specie protette, tra cui l’Orso bruno marsicano.
E’ contro ogni principio di precauzione – si legge ancora nel documento – collocare tali impianti, a forte rischio di esplosione, in aree come quelle dell’Abruzzo interno e di Umbria e Marche già colpite da devastanti terremoti. L’incolumità pubblica è messa ulteriormente a repentaglio dal momento che il gasdotto sarà interrato anche vicino ad abitazioni e ad attività commerciali e civili.
Le due infrastrutture interferiranno pesantemente con aree di elevato valore culturale, storico e archeologico. La centrale di Sulmona sarà costruita assurdamente su un sito in cui è stato rinvenuto un insediamento risalente a 3.500 anni fa e il metanodotto passerà a poca distanza dal santuario della Madonna di Appari di Paganica e dall’abbazia di Celestino V a Sulmona.
L’opera, del tutto inutile perché i consumi di gas in Italia sono crollati passando dagli 86 miliardi di metri cubi del 2005 ai 60 di oggi, costerà 2 miliardi e 5OO milioni di euro. Essa gonfierà i profitti della Snam ma sarà pagata dai cittadini italiani attraverso l’aumento della bolletta energetica.
Tutto questo – conclude il documento – sta avvenendo nel silenzio inquietante della politica e con la complicità delle nostre Istituzioni che, invece di tutelare il territorio e i cittadini, reggono vergognosamente il sacco alla Snam.