Home Cultura Erri De Luca: “ho conseguito la maturità classica, per il resto milite assolto”

Erri De Luca: “ho conseguito la maturità classica, per il resto milite assolto”

Scritto da redazione

L’Età Sperimentale raccontata dal suo stesso autore, nella Capitale della Cultura 2026

Sulmona, marzo- Il pomeriggio aquilano vissuto con Erri De Luca, resta un diffusore potente di conoscenza e di emotività. Caratterizzazioni che persistono nella distanza oltre che nello spazio temporale. L’incontro, legato alla presentazione del libro, L’ Età Sperimentale, tanto ha avuto caratteri di intimità, di spessore e di schiettezza che è venuto facile, in questi giorni, ipotizzarlo in una levata all’alba per iniziare la giornata con esercizi di lettura e di certosino approfondimento, come supporlo in una scalata o in un fine giornata soddisfacente. Fine giornata con cui si dialoga sempre come se fosse il penultimo e mai l’ultimo dei giorni spettanti. 

L’appuntamento, con la stampa, era per le ore 17:15 presso Galleria 99 a L’Aquila, nessuno ha dovuto attendere, con Erri De Luca “ci si possono rimettere gli orologi” per dirla in maniera semplice e d’effetto. Improntato alla disponibilità, ha sin da subito spiegato che, ama arrivare prima dell’inizio delle presentazioni per dedicare il suo tempo a chi lo cerca, a chi lo legge e a chi ha voglia di conoscerlo meglio. 

È arrivato subito il mio turno e il comodo divanetto rosso e circolare posto al centro della Galleria 99, ha potuto vivere, in diretta, tutta la mia tachicardia mentre ponevo le domande dell’intervista ad Erri De Luca e la sua lealtà di risposta. Tutto senza fretta, tutto appariva come un raccolto sano, corposo ed autentico. L’incontro nella futura Capitale della Cultura, lo si paragoni ad una canasta, in cui lo scrittore De Luca, ha depositato i frutti autentici del raccolto di una vita, una vita che si è diramata fra due secoli ed è stata, ed è una retta intersecante e componente attiva di una miriade di esperienze, consumate e vissute in molteplici luoghi, in svariati ruoli e modi. 

Guarda dinnanzi a sé e appena gli viene formulata la prima domanda, con fare gentile, presta attenzione e si pronuncia con un atteggiamento ricco di vissuto e di sicurezza. Meraviglioso poter chiedere, incredibile poter ascoltare, inestimabile poter conservare. Tutto iniziò come segue.

  • Erri, siamo a L’Aquila, Capitale della Cultura 2026. Che servizio può svolgere, ulteriormente, la cultura in questa congiuntura economica e sociale così complessa?

La cultura è una cosa molto vasta e complessa, io non me ne intendo molto di cultura, mi interesso di letteratura. Sono un lettore prima che essere uno scrittore. Quindi credo che la letteratura possa servire, come è stato per me, a fornire una proprietà di linguaggio. È di aiuto per conoscere bene il vocabolario e le sue definizioni, questo permette di difendersi meglio dalle contraffazioni della realtà. Alterazioni della realtà che sono fatte puntualmente dalla propaganda politica e pubblica. Per esempio, se qualcuno dice, senza essere contradetto che in Italia ci sono delle invasioni di immigrati, questo è uno spaccio di vocabolario falso, perché la parola invasione è un’impresa militare di un esercito che travalica i confini e va ad occupare un territorio. Non si può parlare di invasione dinnanzi a persone che arrivano alla spicciolata, disarmati, donne e bambini compresi. Ecco che la letteratura mi permette di avere una difesa immediata ed immunitaria contro le falsificazioni.

  • Lei ha scritto e ha dichiarato più volte che l’età sperimentale è la più copiosa e massiccia in termini numerici. Cosa pensa che gli appartenenti a questa fascia di età possono fare e che contributo possono dare alla società contemporanea?

Fanno e danno già molto. Esiste una grande quantità di nuovi anziani molto più numerosa di tutte le generazioni precedenti che, forniscono un’attività di volontariato. Milioni di persone offrono, il loro lavoro e la loro competenza, a titolo gratuito, verso strati della società che ne hanno bisogno. Questo gratis regge la nostra comunità, se si dovesse basare tutto solo sul PIL delle aziende la nostra comunità sarebbe già fallita. Invece si regge sul mutuo soccorso e sulla solidarietà. Gli anziani fanno questo perché possono permetterselo, hanno finito la loro stagione lavorativa; quindi, impiegano il loro tempo a favore degli altri, spesso in maniera più intensa rispetto alla fase lavorativa della loro vita.

  • Spesso, Lei fa riferimento, ad una vecchia volontaria; quale potrebbe essere una forma di vecchiaia involontaria? 

La vecchia può essere involontaria, quando si finisce per dipendere dagli altri. Quando si subiscono degli incidenti, quando ci sono malattie che invalidano la persona e la pongono in una posizione di dipendenza da terzi. Questa è una vecchiaia involontaria, spesso anticipata. Si configura nella mortificazione di non poter essere indipendenti. 

  • A Suo avviso è il tempo che segna gli uomini o sono gli uomini che segnano il tempo?

Il tempo segna le facce! Segna le ossa! Il tempo ha questa caratteristica, esegue questi tatuaggi. Gli uomini attraversano il loro tempo, a volte da contemporanei, alle volte da estemporanei. Capita che vi siamo persone legate al passato, che passano il loro tempo con la testa voltata in dietro, oppure capita che vi sono persone con la testa sempre voltata al futuro. In ambo i casi sono estemporanei. È raro che si coincida perfettamente con il proprio tempo. 

  • Che ruolo ha il caffè nella sua vita?

Un ruolo rianimatore! Lo posso dire con certezza, senza il caffè sono molto più lento. Prima di venire qui ho preso un caffè, è importante e di compagnia.

  • La natura può restituirci quello che il progresso ci toglie, semmai il progresso ci toglie qualcosa?

Se la lasciamo in pace sì, se continuiamo a sottometterla alle nostre esigenze e ai nostri sfruttamenti, la natura si ammala e ci risponde male, ad esempio con il riscaldamento globale. 

La moderazione della presentazione che, ha seguito il tempo dedicato a stampa e lettori, è avvenuta a cura dello scrittore Stefano Carnicelli, scrittore che da sempre dimostra sensibilità a tematiche e vicende complesse e delicate. Si è affidato, Stefano Carnicelli, a questo suo comporsi di delicatezza e competenza per presentare, il grande ed unico Erri De Luca, al vasto pubblico che nel mentre aveva riempito la Galleria 99. Non una presentazione usuale quella che, l’associazione il Cielo Capovolto e la Maccarone libri hanno organizzato. Stefano Carnicelli non è nuovo a circostanze dai connotati alti e distinguibili e nulla lo ha smentito neppure questa volta. Non è mancato il patrocinio del Comune di L’Aquila.

Dal momento che Erri De Luca ha preso la parola, davanti al suo pubblico, tutto ha assunto dimensioni altre. In tempi rapidi e chiari si è vissuti tra questo è il secolo precedente, dettagliandone pregi e difetti, purtroppo quest’ultimi spesso hanno dettato l’inclinazione della bilancia, per questo del 1900, Erri de Luca, non sente nessuna mancanza. Lo scrittore, restando in piedi, davanti alle centinaia di presenti si è esposto in ogni modo e forma, raccontando aneddoti, esperienze di vita e di scrittura, lasciando spazio ad ironia, mai casuale e sempre calzante.  Con certificata garanzia di risultato ha spiegato che scrive a mano e ricopia tutto tre volte, che la scrittura non è un lavoro e che nella stessa non ci si bagna due volte, è sempre acqua nuova. Ha raccontato del suo infarto e di come ha dovuto stipulare dialoghi nuovi e interessanti con il suo organismo dopo la convalescenza. Lo scoprire che gli attacchi o gli sgambetti potevano venire dall’interno e non solo dall’esterno, ha richiesto una revisione accurata del tutto.  Nel confronto, deve aver avuto la meglio, visto che continua a scalare e a vivere la montagna intensamente. Con sollievo riconosce alla montagna il privilegio di essere libera e non destinata alle recriminazioni di una proprietà privata. Quando approda all’argomento futuro, fa sorridere tutti, dicendo che non lo riguarda. La maturità passa, persino, nel comprendere che irritarsi è uno spreco di tempo e il tempo va vissuto e non disperso.  L’età sperimentale è una condizione nuova che va indagata, compresa e messa in atto. Quando si è anziani, bisogna portare più anni che chili a spasso.  Il giorno diventa l’unità di misura prevalente, soprattutto se si ha il vantaggio di poter fare, di poter muoversi. Vivere in certe epoche ha significato non poter scansare quello che è accaduto comportando un prendere posizione un agire a favore di chi ha avuto bisogno o necessità.

La montagna pare protagonista assoluta nella vita e nella presentazione. È il luogo che trasmette calma assoluta, è il posto da cui si deve riscendere. Ci si deve ricordare che si è ospiti, senza invito, sul pianeta. La montagna fa bene perché non pone tetti sulla testa.

Nel momento in cui si arriva al dibattito con il pubblico ho facoltà di porre altre domande e, in un baleno sono a chiedere

 – Al mare che ruolo diamo?

Sono napoletano e quindi amo il mare, non si tralasci di ricordare che le terre e le montagne sono emerse dal mare. Una grandezza assoluta ed incontenibile, proprio come il mare e la montagna, quella di Erri De Luca.

Forse non arrampicherò mai, Erri De Luca lo farà anche per me, di certo ho avuto il pregio di capire che la vita si può arrampicare con sicurezza, coerenza, lealtà ed onesta, a mani nude, proprio come continua a fare Erri De Luca, durante la sua Età Sperimentale e da tempi addietro. Grazie Erri, altresì, per il modo in cui ci sta facendo partecipare alla Sua età sperimentale. 

Cesira Donatelli

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