
Sulmona,28 marzo– Se l’Europa del lontano 1941, quando fu scritto il Manifesto di Ventotene da alcuni antifascisti al confino nell’isola, non è quella di oggi, è perché sono trascorsi ottant’anni dalla fine della seconda Guerra Mondiale e la pace è stata assicurata dalla politica lungimirante di tutti i Paesi europei, compresi quelli che gravitavano nell’area bolscevica.
L’Europa di oggi vede, invece, un autocrate in Russia che pretende di occupare con la forza territori che ritiene spettino al suo Paese, non sappiamo in base a quale diritto, l’Ucraina appunto, un presidente americano che abbandona i suoi alleati europei, pensando solo a difendere gli interessi immediati del suo Paese con una guerra commerciale insidiosa come non mai e, per finire, cercando di favorire la pace tra Ucraina e Russia con una negoziazione che premia l’aggressore e umilia l’aggredito.
La gravità del momento si riflette sulla decisione presa dal Consiglio Europeo di accelerare i lavori per potenziare la difesa europea nei prossimi cinque anni, perché questo è il tempo che occorre alla Russia per attaccare i Paesi baltici e la Polonia ed è, anche, il tempo necessario per una transizione non traumatica dalla leadership americana a quella europea nella Nato.
I tempi accelerati e il processo decisionale europeo, piuttosto lento e in qualche momento farraginoso, ha spinto alcuni Paesi, i cosiddetti volenterosi, a muoversi autonomamente per aiutare militarmente l’Ucraina e organizzare la sicurezza futura dell’Europa. Vedremo cosa sarà deciso in proposito, nel vertice di Parigi, fortemente voluto dall’infaticabile Macron in questi giorni.
La guerra commerciale minacciata da Trump, con l’introduzione di dazi su tutte le merci e i servizi prodotti dai Paesi finora alleati dell’America, saranno dazi importanti, come quelli già introdotti sull’acciaio e l’alluminio, che si aggirano sul 25% in più rispetto al passato. Con ciò aprendo la strada a protezionismi immotivati, alla chiusura di mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico, con conseguenze gravi per le filiere produttive dei Paesi Europei e legittime preoccupazioni di tutti anche per la pace, in un mondo dove, economia e politica sono sempre più interconnesse e dove, una guerra commerciale potrebbe portare fatalmente ad una guerra tout court.
Imporre dazi, come vuole fare Trump, non è più solo una misura presa per difendere l’economia della propria Nazione, ma una vera e propria misura che condiziona le politiche internazionali e, se applicata con una precisa strategia, alterare e ridisegnare gli assetti geopolitici mondiali.
Dazi, criptovalute operanti al di fuori dei tradizionali circuiti bancari, minacce informatiche, sono armi non convenzionali utilizzate per minare la stabilità politica di governi alle prese con cambiamenti geopolitici che vedono un pezzo di ordine internazionale, vacillare e cedere il posto ad un nuovo disordine internazionale, con conflitti armati diffusi un po’ dovunque, guerre commerciali e finanziarie particolarmente aggressive.
Il Wall Street Journal, quotidiano finanziario molto vicino al tycoon, ha parlato di una stupida guerra commerciale, in grado però di mettere in discussione il sistema economico internazionale, una volta terminata la guerra in Ucraina. Nessuno dei Paesi membri dell’Unione Europea può affrontare da solo una guerra economica di tale portata, neppure quelli governati da leaders entrati in sintonia con il tycoon.
Proprio per quanto detto, sarebbe necessario, in un contesto europeo che rischia di essere cancellato nella politica e nel modo di pensare dai cambiamenti epocali in corso, avere una visione comune, una maggiore integrazione dell’Unione Europea, rafforzandone i poteri che già esistono, come nella politica commerciale, e creandone di nuovi, ad esempio nella politica della difesa.
Angela Casilli