Home Prima Pagina La carica dei candidati sindaci si comprende solo con programmi diversi?

La carica dei candidati sindaci si comprende solo con programmi diversi?

Scritto da redazione

Dopo Ovidio il narcisismo è più vivo che mai.

di Sergio Venditti *

 Sulmona, 5 aprile- Da quando la politica italiana, non solo nazionale,  ha subito il trauma della scomparsa dei suoi partiti storici, nati dalle grandi ideologie del ‘900, si è entrati in una “terra incognita”, in cui sono prevalsi ancor più i caratteri di demagogia e di personalismo nell’azione politica e nella sua comunicazione esasperata ai cittadini, prima inquadrata e temperata dalla dialettica comune. Indubbiamente è il segno di tempi dalla forte instabilità geo-politica e socio-economica, che generano  proposte di impatto diretto e semplificate, tendenti a sollecitare più’ la pancia “social” che la testa degli elettori.

In verità un’elezione locale, specie circoscritta, dovrebbe avere il vantaggio di conoscere la storia di tutti o quasi i contendenti, analizzandone le loro professionalità, con un più diretto “vincolo di mandato”, rispetto ad  altri livelli rappresentativi, dove si sono eletti, anche dei “paracadutati” da altri territori, che spesso non hanno particolarmente brillato.

Oggi il mondo della stessa informazione si è proiettato più avanti, arrivando con la AI, su “Il Foglio”, a far dialogare candidati virtuali, nominalmente di varia estrazione culturale, potendone così simulare i vari impatti con un ‘opinione pubblica sempre più disorientata, davanti quasi ad un “casting” politico, dove sembra prevalere la sola immagine. Peraltro vari studi hanno analizzato i profili dei candidati sindaci, prima organici nei partiti tradizionali, poi chiamati più dalla società civile, spesso per una storia professionale e imprenditoriale di successo, sperando di replicarla nella guida di una comunità locale. Quest’ultima però non ha esattamente le stesse dinamiche, con i tempi di realizzazione di programmi complessi, che hanno tante variabili: politiche, economiche e sociali, dove il “fattore umano” mantiene comunque una sua unicità, con il carattere personale, più o meno incline all’empatia ed alla cooperazione, ma anche con una spiccata componente “narcisistica”. 

In un bell’articolo di Tommaso Conto’, dal titolo, “Narciso attraverso i secoli: da Ovidio alla crisi delle democrazie contemporanee”, si legge che la sua figura” ha ispirato innumerevoli artisti e pensatori, in una moltitudine di campi differenti, per oltre due millenni.  “Oltre  che come tratto individuale della personalità, il narcisismo ha assunto interesse come tratto “collettivo”, con uno studioso come Chistopher Lasch, che ha scritto: “La cultura del narcisismo”, descritto come: “un individualismo stanco e senile, tipico delle società in decadenza”. Il Prof. Giovanni Orsina, Ordinario di “Storia Contemporanea” alla LUISS,  nel suo libro “La democrazia del narcisismo”, del 2018,entro’ nel caso italiano, analizzandone le crisi, sia culturali che politiche, nel biennio 1992-1993, dove espresse concetti molto forti:” L’uomo moderno- il narcisista-perde i punti di riferimento, crede fermamente nelle sue infondate opinioni, non conosce limiti alla propria autodeterminazione e vede il potere a cui è assoggettato come una costrizione priva di senso. Un uomo cosi fatto disintegra l’essenza della politica: la classe dirigente perde potere concedendo sempre più libertà alla massa, “è vietato vietare”; si dissolvono le identità forti per lasciare spazio agli individualismi…in una babele di identità infinite che non sono in grado di confrontarsi…

Alla classe dirigente non resta altro che promettere e poi, nel momento in cui le promesse vengono disattese, riscoprire l’unico ruolo che ancora le è permesso: il capro espiatorio. Orsina conclude il suo libro interrogandosi sulle modalità per impedire che l’emancipazione individuale generi il narcisismo, rendendo l’attività politica impraticabile. L’autore auspica una “reazione di senso comune” ad opera di coloro che ancora conservano” un patrimonio sufficientemente consistente di “realismo, ragionevolezza, pazienza, moralità”.

La domanda che però va posta, con questo elenco di “qualità “che ricorda non solo il “Principe” del Machiavelli, ma anche il “Breviario dei politici ” del Cardinale Giulio R.Mazzarino, che i principi, l’etica e lo spirito di servizio siano oramai residuali ed anacronistici? Quasi che la politica sia “condannata a governare”, sempre e comunque, con qualunque maggioranza, ricordando il motto del “Divo Giulio: “Il potere logora chi non ce l’ha”, che è stato “preveggente”, anche in politica estera Questo giornale, in vista della sfida amministrativa potrebbe raccogliere tutte queste domande, che “sorgono spontanee”, per girarle ai candidati  sindaci della “Città di Ovidio”?

“Desidera, ignorando, sé stesso, amante ed oggetto amato, mentre brama, si brama e insieme accende ed arde” (Metamorfosi, libro III, Ovidio).

*giornalista

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