L’Aquila, 19 luglio– Torniamo indietro nel tempo, a quella famosa notte del 6 aprile 2009 quando la città dell’Aquila venne semidistrutta dal tragico sisma che causò disperazioni e rovine, ricordo perenne rimasto nella mente e nel cuore di ognuno e ormai scritto nella Storia. Sono passati tredici anni e la città è in piena ripresa, la ricostruzione avanza e riconquista i pezzi di territorio ancora feriti, solo il dolore individuale rimane e non si cancella.
E tra le tante bellezze di “Aquila, magnifica citade” (Buccio di Ranallo) nate in un tempo lontano, palazzi nobiliari, architetture prestigiose, decori e arredi urbani, tutto restituito con una nuova luce e l’antico calore, qualcosa è ancora nascosto nel cuore della città.
Allora apriamo le pagine del libro di Bruno Marconi, L’orologio dei quattro cantoni. Dalla “Scuola del Patini alla Regia Scuola Industriale”, Ricerche&Redazioni, Teramo, 2022 e iniziamo a conoscere ciò che si poteva vedere ed ancora è lì, in attesa, in un angolo dei portici dei Quattro Cantoni.
L’autore scrive: «[…] esiste ancora un manufatto di pregevole valore artigianale e forse il più antico, che pur ha resistito in “silenzio” a questa devastazione. Dimenticato in un angolo del centro cittadino, ma ben presente nella memoria di tanti aquilani. Si tratta dell’Orologio, montato in una cornice in ferro battuto, ubicato il 31 dicembre del 1911 all’angolo dei Quattro Cantoni all’interno dei portici del Liceo Classico. È un presidio culturale importante a testimonianza della cura con la quale, fin da quei tempi, s’intese attrezzare un angolo pubblico per l’utilità quotidiana e sociale dei cittadini […]».
Ora quell’orologio è lì, nascosto alla vista, in attesa della riapertura di quel tratto per riprendere in quell’angolo antiche consuetudini: un appuntamento d’amore, per prendere un caffè, per trattare un affare, semplicemente per far nulla, per andare in compagnia giù e su, su e giù, come descritto in un famoso elzeviro della scrittrice Laudomia Bonanni, Sotto i portici, pubblicato nel 1950 nella rivista letteraria «Omnibus».
Il volume è corposo: si apre con una significativa Prefazione di Walter Capezzali, poi quattro capitoli di Marconi che documentano la storia dell’orologio nella società aquilana dei primi del ‘900; un testo di Mons. Orlando Antonini con il quale si ripercorrono le vicende che portarono alla demolizione dell’antica chiesa di San Francesco, al taglio del corpo edilizio conventuale per allargare il Corso e dare spazio ai portici, oltre l’utilizzo laico della struttura dell’antico Convento per, ironicamente, un contributo “della Chiesa alla costruzione dello stato italico moderno!»; infine un dotto scritto di Giuseppe D’Annunzio su Teofilo Patini, soprattutto quando: «[…] la storia di Patini comincia a intrecciarsi con quella dell’Aquila e […] si pensa di affidare a lui l’incarico continuativo e duraturo, quale la Direzione della Scuola di Arti e mestieri […]». La scuola, nata tra il 1878 e il 1880, sotto la direzione di Patini, divenne un punto di riferimento sicuro nella cultura cittadina e gli allievi più promettenti parteciparono, con la direzione del Maestro, a diverse commissioni, come i lavori di decoro e di abbellimento della chiesa dell’Immacolata Concezione, della sala Baiocco dell’albergo Italia e la ristrutturazione interna della chiesa di Santa Maria del Suffragio.
Da quell’antica scuola sortì nel 1908, dopo una serie di corrispondenza tra il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio dell’epoca e il Comune dell’Aquila, la nuova Regia Scuola Industriale, divenuta poi Istituto Tecnico Industriale “A. di Savoia duca d’Aosta”.
Con la nuova Regia Scuola Industriale, prima sede nell’ex convento di S. Lucia, ha inizio la storia del nostro orologio, perché: «[…]. Con Regio Decreto del 27 giugno 1909 si avviava il primo anno di questa Istituzione importante per l’epoca, anche se avvenuta con forte ritardo rispetto a quelle istituite in altre parti d’Italia. L’orologio è il filo conduttore legato a tale istituzione in quanto la cornice di pregio, in ferro battuto, fu eseguita appena dopo un anno e mezzo dalla sua fondazione, nelle preesistenti officine fucinatori della Scuola di Arte e Mestieri. […]», così Marconi nel seguire la copiosa documentazione che costituisce corpo unico nel libro. Infatti il volume, parte pregevole e necessaria, si avvale di una corposa serie di documenti, ritrovati dall’autore nei diversi Archivi e Biblioteche, oltre un corredo fotografico invidiabile, testimone di un tempo passato, ma che costituisce memoria necessaria per ricostruire tessere della Storia della città.
Tantissimo e minuzioso lavoro per l’autore. Un lungo cammino Dalla “scuola” del Patini alla Regia Scuola Industriale, una ricerca capillare di documenti per testimoniare quegli anni, dare lampi di luce sulla società aquilana dei primi del ‘900, catturare polemiche politiche, ferrea volontà amministrativa, ironie cittadine, ma soprattutto storie semisconosciute da portare al pubblico dei lettori, la “vita di provincia nascosta in mezzo alle montagne” dalla Prefazione di Capezzali. Da qui L’orologio dei Quattro Cantoni che misura il tempo da oltre 110 anni di vita, testimone silenzioso di passaggi d’epoca, di costumi, di politiche, di cultura. Ora è lì, nascosto alla vista in quell’angolo dei portici, attende, per riprendere a scandire … giù e su, su e giu.
Gianfranco Giustizieri