Sulmona, 29 novembre– Non sappiamo se ci sono o ci sono state delle poliziotte penitenziarie vittime di violenza esercitata a loro danno da chi la pulsione ad aggredire la componente rosa dell’universo non la riesce a tenere a bada.
Di sicuro, però, seppur dal lato professionale, l’incontro ravvicinato con chi la violenza l’ha esercitata dal punto di vista pratico le poliziotte penitenziarie lo hanno avuto spesso ergendosi a rappresentanti essenziale dell’opera di rieducazione del violentatore di turno. Il sentimento che ha spinto la componente operativa femminile del carcere di Piazzale Vittime del dovere a Sulmona, agli ordini del Dirigente Superiore Miriam Di Desidero, a erigere una panchina rossa nel piazzale antistante la portineria che dà accesso al suo interno risulta quindi ambivalente.
Di sicuro c’è, però, che il loro è un sentimento votato esclusivamente a cercare di trovare un modo per porre la parola fine ad una mattanza che di umano non ha nulla se non l’aspetto pratico del gesto perpetrato dal criminale di turno a discapito delle donne, soprattutto quelle più indifese. Donne a tutto tondo quelle operanti nel carcere e che, complice la professione da loro svolta, lavoro cioè che impone loro di operare anche e soprattutto in termini di prevenzione, oltre che di repressione, le assoggetteranno a quella complessa opera di aggiornamento derivante dal rinnovato corredo normativo posto a loro disposizione.
“Quelle norme cioè -si legge in una nota- che hanno caratterizzato l’introduzione del codice rosso e che hanno posto le basi alle novità introdotte dall’ultimo sfornato normativo. Le poliziotte penitenziarie da questo nuovo corredo legislativo impareranno che i reati c.d. satellite quali il reato di percosse, di molestie, di minaccia, di ingiuria e di diffamazione, avranno maggiore rilevanza. Violazioni penali quelli elencati che altro non sono che reati spia, ovvero prodromici alla produzione di violenza di genere. Altra novità importante alle quali saranno ricoverate le loro speranze ed introdotta nella nuova legge entrata in vigore il 16 Novembre scorso, sta nella tempistica che il PM dovrà adottare per chiedere al GIP l’applicazione di una misura cautelare nei confronti del presunto autore del reato e che fissa, dal momento in cui assume la direzione delle indagini, in un massimo di 30 giorni, contro i sei mesi precedentemente previsti, il tempo necessario per farlo.
Il Gip avrà ulteriori 30 giorni per disporla. l’importanza che deve assumere la certezza della pena senza la cui minaccia farebbe venire meno di fatto l’aspetto deterrente ragion per cui si auspicano rappresenti il futuro dell’ impegno al quale lo Stato dovrà soggiacere. Il tutto senza trascurare ovviamente l’aspetto della rieducazione in carcere e all’educazione da fare esercitare all’esterno dal carcere ad iniziare dalla famiglia e, fuori da essa, nelle classi delle scuola con l’introduzione di un’ora di educazione civica dedicata all’aspetto sentimentale della vita.
Insomma le poliziotte penitenziarie non solo avranno modo di assicurare più sicurezza per loro ma lo faranno, in qualità di serve dello Stato, operando a favore di chi l’essere donna lo vive al di fuori del contesto professionale. Nelle more che avvenga- conclude il documento- quanto auspicato il segnale le donne del carcere di Sulmona lo hanno già dato attraverso l’implementazione di una panchina rossa che il suo grande significato ce l’ha, eccome se ce l’ha”.